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Cybersecurity: come proteggersi dalle nuove minacce digitali

Cybersecurity: come proteggersi dalle nuove minacce digitali

Cybersecurity: come proteggersi dalle nuove minacce digitali

Comprendere il nuovo panorama delle minacce digitali

Negli ultimi anni, la cybersecurity non è più un tema tecnico da relegare al reparto IT: è diventata una priorità strategica per ogni impresa, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal settore di appartenenza. I dati parlano chiaro: secondo il Clusit (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica), nel 2023 si è registrato un aumento del 168% degli attacchi informatici gravi rispetto all’anno precedente, con un impatto finanziario medio calcolato in oltre 4 milioni di euro per attacco nei casi più severi.

Stiamo assistendo a una crescente sofisticazione delle minacce digitali: ransomware sempre più mirati, furti di credenziali attraverso social engineering evoluto, attacchi supply chain capaci di penetrare anche le PMI passando dai fornitori. Ma come si difende oggi un’azienda da questi rischi? E, soprattutto, cosa funziona davvero sul campo?

Zero Trust: l’approccio pragmatico alla sicurezza

L’era del “perimetro protetto” è ormai finita. Le reti aziendali non sono più chiuse e localizzate come un tempo: tra smart working, SaaS e BYOD (Bring Your Own Device), gli accessi provengono da ovunque e da chiunque. Per questo si sta affermando il paradigma Zero Trust: non fidarti mai, verifica sempre.

Un’implementazione efficace di Zero Trust richiede tre pilastri fondamentali:

Un caso interessante è quello di una PMI lombarda del settore manifatturiero che, dopo aver subito un attacco ransomware nel 2022, ha ridisegnato la propria architettura seguendo il modello Zero Trust. A distanza di un anno, ha riportato una riduzione del 70% degli incidenti di sicurezza e dei tempi di rilevamento delle minacce, passati da una media di 14 giorni a meno di 48 ore.

L’impatto reale dell’AI nella cybersecurity

L’intelligenza artificiale è diventata una spada a doppio taglio nel contesto della cybersecurity. Da un lato, viene utilizzata dai cybercriminali per generare phishing “iper-realistici”, capaci di ingannare anche utenti esperti. Dall’altro, rappresenta un potente alleato per chi si difende.

Le piattaforme di sicurezza di nuova generazione integrano modelli di machine learning in grado di:

Un interessante esempio viene dal settore bancario, dove alcune realtà italiane hanno introdotto soluzioni AI-driven per monitorare accessi fraudolenti ai conti correnti. Grazie a queste tecnologie, sono riuscite a bloccare tentativi di esfiltrazione fondi prima ancora che la transazione fosse completata — agendo nel giro di millisecondi.

Formazione continua: il fattore umano resta il punto debole

Il 95% degli incidenti informatici ha origine in un errore umano, secondo il report di IBM Security. Ecco perché investire nella formazione continua dei dipendenti è una strategia tanto semplice quanto efficace. Ma attenzione: i tradizionali corsi e-learning non bastano più.

Oggi la tendenza è quella degli attacchi simulati (phishing simulation) e dei security games: esperienze immersive che allenano il personale a riconoscere minacce reali, valutando in tempo reale il loro grado di prontezza.

Alcune scale-up del settore digitale italiano, come quelle incubate presso il Politecnico di Torino, hanno esteso queste pratiche anche ai team tecnici, integrando i drills nelle retrospettive Agile. Risultato? Riduzione del 60% nei click su link malevoli nei test di phishing, in soli 6 mesi.

Protezione dei dati: l’importanza della resilienza

Proteggere i dati non significa solo impedirne il furto, ma anche garantirne disponibilità e integrità in caso di attacco. Le strategie di data resilience includono backup moderni, immutabili e distribuiti geograficamente.

Uno dei trend emergenti è l’adozione di tecnologie di backup air-gapped — sistemi isolati fisicamente o logicamente dalla rete aziendale — che rendono più difficile per il ransomware colpire anche gli archivi di emergenza.

Un esempio concreto: un’azienda padovana del settore logistica ha investito in una strategia 3-2-1 (tre copie dei dati, su due supporti diversi, con almeno una conservata off-site). Dopo un attacco che ha messo fuori uso il sistema ERP, è riuscita a ripristinare completamente l’operatività entro 36 ore, con una perdita dati pari a zero.

La supply chain come vettore d’attacco: come difendersi

Gli attacchi via supply chain rappresentano oggi una delle minacce più insidiose. Chi colpisce non entra direttamente dall’azienda target, ma lo fa passando dai vendor tecnologici, dai fornitori esterni o da strumenti apparentemente innocui.

Secondo una ricerca Gartner, entro il 2025 l’80% delle violazioni di sicurezza gravi coinvolgerà fornitori nella catena del valore.

Per arginare questo rischio, le realtà più attente stanno adottando pratiche di:

Un caso emblematico è quello di una cooperativa agroalimentare emiliana che ha integrato un sistema di threat intelligence condiviso con i propri partner logistici. Questa rete di sensori distribuiti ha permesso di anticipare una campagna di attacchi mirati che avrebbe potuto paralizzare l’intera filiera in piena stagione di raccolto.

Investimenti calibrati: sicurezza come leva strategica

Investire in cyber sicurezza non significa solo implementare tecnologie costose. Si tratta di adottare un approccio olistico che coniughi prevenzione, reazione e recovery. Trovare l’equilibrio giusto è fondamentale, specie per le PMI che lavorano con budget limitati.

Alcuni suggerimenti empirici, basati sulle osservazioni raccolte nel mio lavoro di consulenza:

Infine, ricordiamoci che non esiste il rischio zero. L’obiettivo di una strategia di cybersecurity efficace non è l’immunità, bensì la resilienza: essere pronti, sapere come reagire e ripartire rapidamente. In un contesto dove i tempi di reazione fanno la differenza tra un incidente e una crisi, la preparazione vale molto più della perfezione.

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